Il conto è arrivato: l’Antitrust multa Expedia, Opodo ed E-Dreams per 415.000 euro

Pubblicato: 9 marzo 2011 | Autore: | Tags: , , , , Commenti: Nessun Commento »

Eccoci qua: per la mancata trasparenza, per le tariffe ingannevoli e per le trattenute in carta di credito, il conto dell’Antitrust italiano è arrivato aggiungendosi così alle controversie negli Stati Uniti ed in Francia, che noi di Disintermediazione.it abbiamo rendicontato sin da metà 2009.

Leggi la notizia completa sul sito della RAI


Le agenzie di viaggi online nel mirino dell’Antitrust

Pubblicato: 3 giugno 2010 | Autore: | Tags: , , , , Commenti: 2 Commenti »

E’ di oggi la notizia (fonte Corriere della Sera) che l’Antitrust, a seguito delle numerose segnalazioni ricevute dai viaggiatori al numero verde 800.166661, ha aperto tre istruttorie verso tre fra i più grandi intermediari di viaggi online. Il compito dell’Antitrust sarà quello di verificare la veridicità di quanto lamentato dai viaggiatori, ovvero la scarsa trasparenza tra quanto pubblicizzato e quanto realmente offerto. Molte denunce, infatti, lamentano offerte pubblicizzate ma poi non disponibili, piuttosto che prezzi poco chiari.

Per due di loro, poi, l’Antitrust dovrà verificare anche le ragioni per le quali le aziende trattengono importi per transazioni non effettuate anche per periodi di tempo significativi.


L’incontro con Orsoni

Pubblicato: 26 marzo 2010 | Autore: | Tags: , , , , Commenti: 1 Commento »

L’incontro con Orsoni  è stato interessante in quanto, data il poco tempo a disposizione (sono tutti sempre di fretta?!?) ha sin da subito dato le risposte agli stimoli presentati nel documento di sintesi realizzato da Confindustria Venezia Turismo, senza ulteriori ricami sul programma elettorale generale. Diciamo che è stato più un incontro a “due vie” piuttosto che a “una via” sola.

Mi è parso una persona equilibrata e consapevole delle proprie capacità, altresì conscio dei propri limiti. Dice di conoscere bene la città, ama lo sport e la cultura di cui dichiara di volersene occupare in prima persona. Di turismo, invece, pensa che sia opportuno dotarsi di buoni tecnici in squadra

Si è passati, infine, alle domande della platea e più di qualcuno ha sollevato i prorpi dubbi sul portale www.veniceconnected.com che si presenta come the Venice’s Official Site for Tourism. Bene, era lo stesso argomento al quale anche io avevo intenzione di collegarmi  e quindi ho posto la mia “solita” domanda funzionale a comprendere che cosa avrebbe fatto il comune sotto la giunta Orsoni per agevolare la distribuzione diretta del prodotto turistico ricettivo, visto che una quota rilevante del PIL generato dalle strutture ricettive viene oggi “intermediato” dalle OLTA, in gran parte controllate da multinazionali straniere.

Incredibile, siamo riusciti a parlare.

Da parte mia, ho spiegato che per quanto riguardava la ricettività in questo sito comunale c’è un link nella home page al portale di recensioni Tripadvisor, di proprietà della più grande OLTA nel mercato, poi a destra sotto una sezione di link sponsorizzati vi è il Veneziasi e l’associazione dei B&B ABBAV. Non si capisce la logica per la quale all’interno di un portale comunale, che ha l’obiettivo di distribuire al turista i servizi delle municipalizzate on-line e che si definisce come il portale ufficiale della città, gli unici collegamenti alle strutture ricettive del comune debbano essere proposti mediati da strumenti che veicolano l’intermediazione.  
Non basta che la competizione del mercato reale, e quindi anche quello on line, sia in buona parte colonizzata dai colossi multinazionali contro i quali le aziende di piccole e medie dimensioni sono in grado di competere con grandi difficoltà, ma anche nei siti che dovrebbero promuovere le aziende cittadine proponiamo soluzioni che tendono a favorire aziende straniere.  Aziende che sottraggono fino al 30% del valore generato, quindi minori risorse per le nostre aziende, i loro imprenditori, i lavoratori e minore PIL “nazionale” su cui ricevere risorse tramite il fisco che poi finiranno per essere reinvestite in infrastrutture a favore della comunità e dei servizi alla città.

Orsoni, dimostrando la sua scarsa conoscenza delle problematiche del turismo (cosa particolare in una città come Venezia), ha detto che, non conoscendo bene il portale, non riusciva a capire la logica secondo la quale certe scelte sono state prese ma assicura che ne terrà sicuramente conto nel suo futuro mandato.

Com’è possibile che uno dei candidati sindaci di Venezia non conosca il turismo e le sue problematiche?

Viva l’Italia!

 


Anche San Francisco vince la sua battaglia vs le OLTA

Pubblicato: 25 giugno 2009 | Autore: | Tags: , , , , Commenti: 1 Commento »

Ecco la fonte (San Francisco Chronicle): San Francisco 1 – OLTA 0

Si legge nell’articolo che San Francisco ha appena ottenuto ciò che voleva da un giudice della Corte Suprema di Los Angeles: una sentenza secondo la quale alcune OLTA sono tenute a pagare subito all’agenzia delle entrate della città  ben 35 milioni di dollari in relazione al mancato versamento delle tasse sull’occupazione alberghiera.

E’ probabile che questo non sia l’ultimo capitolo della battaglia legale iniziata quando queste OLTA hanno fatto causa alla città sostenendo che non aveva il diritto di imporre loro la tassa e invitandola ad  abbandonare questa pretesa.

Questo episodio sarà sicuramente notato da altre OLTA e municipalità impegnate in simili battaglie in tutto il Paese.


Columbus vince la causa contro un’importante agenzia di viaggi on-line

Pubblicato: 18 giugno 2009 | Autore: | Tags: , , , , Commenti: Nessun Commento »

Lo scorso lunedì è stata una giornata importante per Columbus e per tutti coloro che credono in un turismo economicamente sostenibile anche grazie alla trasparenza dei prezzi e alla tutela dei territori all’interno dei quali “consumiamo” il prodotto turistico.

La notizia l’ho appresa da una serie di “notiziari” on-line e ve la sto riportando tale e quale: la città di Columbus ha vinto la causa davanti la Corte Suprema e si vedrà così riconoscere le tasse che ha sempre ritenuto giusto che le venissero riconosciute. Le OLTA dovranno pagare le tasse basandosi sul prezzo di vendita delle camere che applicano al viaggiatore al momento della prenotazione e non su quello di acquisto delle camere all’ingrosso.

Ecco il link alla notizia (Ledger Enquirer):
Columbus wins Olta lawsuit – del 16/06/2009

Ora la pratica tornerà ai governi locali e saranno loro a determinare l’importo delle tasse non pagate e delle relative penali. Al momento non ci sono notizie ulteriori su questi importo ma si sà che Columbus ha avviato la stessa causa contro OLTA che hanno lo stesso modello di business.

Molti altri comuni,  più forti e sicuri dopo questa vittoria, cercheranno di ottenere lo stesso risultato in via “stragiudiziale” (in modo bonario), ma se non ci riusciranno non esiteranno ad intraprendere la medesima causa presso la Corte Suprema.

Quando abbiamo iniziato la nostra avventura sul web (era il 1996) e questi grandi portali d’intermediazione non vendevano una sola camera in Italia. Nonostante la loro assenza, tra il 1996 ed il 2000, i nostri primi Affiliati hanno venduto migliaia di camere attraverso il loro Sito Ufficiale. Ogni anno sempre di più. Si diffondeva internet, si affermava la possibilità di vendere direttamente e loro vendevano sempre di più. Anche dopo il 2000, anno in cui questi grandi intermediari hanno cominciato a far sentire la loro forte presenza anche nel nostro mercato, questi stessi hotel Affiliati sono sempre riusciti a migliorare le loro vendite dirette. Neanche l’11 settembre ha fermato questa tendenza. Sono dati certi, numeri inconfutabili.

Cosa voglio dire?

Nulla di particolare ma mi piacerebbe sapere se, alla luce di queste informazioni, c’è veramente il timore da parte del mercato di non riuscire più a vendere senza questo tipo di operatori. I dati dicono il contrario, la logica pure, il buonsenso non ne parliamo.

Come potremmo pensare che le nostre città millenarie escano dal mercato solo perchè non presenti sulle Olta? Non è più facile che siano loro a sparire dal mercato proprio perchè le destinazioni si riufiutano di essere presenti su questi operatori perchè non sostenibili per l’economia territoriale?

E’ il prodotto che vince, sempre!


USA: class action dei consumatori vs. intermediari on-line

Pubblicato: 15 giugno 2009 | Autore: | Tags: , , , Commenti: Nessun Commento »

Anche i consumatori statunitensi, dopo le istituzioni, stanno chiedendo un risarcimento di oltre 184 milioni di dollari ad una delle più grandi agenzie di intermediazione on-line.

Ecco gli articoli che ho trovato:
U.S. OTA hit with $184 million penalty say plaintiffs (Reuters) – del 01/06/2009
An Online Travel Agency (OTA) Litigation Squeeze Play (GLG Expert Contributor) – del 02/06/2009

Sembrerebbe che i canali d’intermediazione, da un lato credano sia corretto che i territori si vedano riconosciute le tasse sul valore della prenotazione al “netto”  del loro mark-up dall’altro chiedano ai viaggiatori di pagarle, al momento della prenotazione, sull’intero valore “lordo”, ovvero compreso del loro mark-up.
Pagherebbero le tasse, quindi, basandosi sul prezzo da grossista ma le chiedono ai viaggiatori basandosi sul prezzo al dettaglio.


Le istituzioni americane contro i portali d’intermediazione on-line

Pubblicato: 26 maggio 2009 | Autore: | Tags: , , , , , , Commenti: Nessun Commento »

Sono oramai passati 3 anni dal momento in cui i governi locali di alcune città americane hanno iniziato la loro battaglia contro i grandi portali d’intermediazione on-line (OLTA). La causa scatenante che sta alla base di questa loro azione, secondo quanto scrivono i principali quotidiani americani, è il mancato pagamento di una parte delle tasse locali sulle prenotazioni degli hotel che dovrebbe basarsi sull’intero valore della prenotazione e non sul valore ridotto degli alti costi di intermediazione.
Sappiamo che gli Stati Uniti sono uno stato federale (e presto lo sarà anche l’Italia, grazie al federalismo fiscale) con ogni singolo stato della federazione che si sostiene grazie alla tassazione delle attività locali.

Forse non tutti sanno che, quando prenotiamo da un grande portale d’intermediazione una camera d’albergo, nella cifra che sborsiamo sono compresi, senza essere dichiarati, costi d’intermediazione che oscillano dal 20% al 40%. Ancora. Quando acquistiamo il soggiorno, non tutti sanno che non stiamo dando i nostri soldi all’hotel, ovvero all’azienda che poi ci offrirà il servizio, ma li stiamo dando ad un terzo (l’intermediario) che li incassa subito, ci fa la “ricevuta” (su cui poi lo stesso intermediario pagherà le tasse nello stato in cui risiede, che non è lo stesso dell’hotel evidentemente) per poi, con calma, girarli all’hotel decurtati del 20/40% per i costi di intermediazione. Una volta che l’hotel riceve il pagamento dall’intermediario emette una fattura (su cui poi lo stesso hotel pagherà le tasse che andranno a beneficio del territorio) all’intermediario stesso e che è, altrettanto evidentemente, più bassa del valore reale generato dal territorio e dall’hotel, appunto perchè decurtato delle commissioni. L’hotel per il viaggiatore che paga vale 100, porta a casa 70 nonostante il viaggiatore sia disposto a pagare 100; il territorio dovrebbe portare a case tasse su una base imponibile di 100, invece le porta a casa su una base di 70; il grande intermediario porta a casa valore per 100, andando poi a pagare le tasse sul suo margine di 30 ma in un qualsiasi Paese del mondo grazie alle complesse architetture societarie che tutti noi oramai conosciamo.

E’ su questa differenza che si battono queste istituzioni perchè, secondo loro ma credo anche secondo tanti altri, le tasse dovrebbero essergli pagate su tutto il valore generato dal territorio e dall’hotel stesso, ma, dal momento che l’hotel fattura un importo decurtato delle commissioni, pretende che sia il rivenditore-intermediario a pagare la differenza, l’ammanco.

E così parte la battaglia legale dove si davano per perdenti le istituzioni, tanto più negli Stati Uniti dove il peso dello stato è, o forse era, ben inferiore rispetto alle grandi aziende. Ha iniziato una piccola città, poi una piccola contea, ma poi si sono accodate anche le prime grandi città, tra le prime Orlando che è sede di Disneyland. Ricorsi su ricorsi, ma poi arriva la crisi, l’America capisce (si spera) che il business è tale solo se regge nel lungo periodo e per ottenere questo deve essere business sostenibile per tutte le parti in causa. Se una parte in causa cede, perchè non viene tenuta in considerazione anche la sua sostenibilità ma viene solo sfruttata, il giochino crolla.
E così ora ci sono le prime sentenze che danno ragione a queste istituzioni, le corti intimano ai grandi portali d’intermediazione il pagamento di milioni di dollari di tasse non pagate, questi fanno ricorso e così via. La cosa che ha sorpreso di più, e che forse ci dovrebbe far riflettere sul grande potere che il “sistema turismo” sta dando a queste aziende, è che la prima città alla quale la corte ha dato ragione, Columbus in Georgia, è stata immediatamente cancellata dai portali in questione con i responsabili che hanno chiaramente dichiarato che lo faranno con tutte le destinazioni, città o contee o anche interi Paesi, che pretenderanno il pagamento di tasse che secondo loro non sono dovute. Gli è stato chiesto se sono così determinati a farlo anche con destinazioni più grandi come Orlando o tutta la Carolina del Sud (entrambe in contenzioso, secondo i media), ma non hanno ricevuto risposta.

Come reagiremo se lo facessero con Venezia, Roma o Parigi?
Le istituzioni italiane stanno pensando a recuperare risorse utili alle destinazioni artistiche del nostro Paese, anche attraverso queste iniziative?
E gli albergatori italiani si stanno preoccupando affinchè le loro imprese siano principalmente basate su canali di vendita che solo loro possono decidere di “spegnere”, come ad esempio il loro sito ufficiale?

Non si tratta, secondo le istituzioni, di caricare sul viaggiatore altre tasse da pagare, quanto di far pagare le tasse “mancanti” ad operatori che hanno fatto della loro altissima redditività la felicità degli azionisti ma meno quella dei territori, degli hotel e, di conseguenza, dei viaggiatori stessi. Non dimentichiamo che se il territorio e l’hotel faticano a sostenersi, il viaggiatore avrà un’esperienza di viaggio di minore qualità.

Metto a disposizione qualche link, vecchio e nuovo, dove ho recuperato queste informazioni:

Tax suit leads travel sites to drop Georgia city’s hotels (Charleston Regional) – del 26/05/2009
Florida counties battle online companies over bed taxes (The Miami Herald) – del 31/01/2009
Online travel companies sued for multi-million hotel taxes (The Seattle Times) – del 08/09/2008

Non sono di certo un appassionato di problematiche fiscali, per me è arabo e ovviamente anche a noi piacerebbe come a tutte le aziende pagare meno tasse, ma vorrei condividere con voi se ritenete sostenibile per territori ed hotel il modello di business dell’intermediazione che pesa sul settore alberghiero da un minimo del 20% a oltre il 40% di commissioni sul venduto (o mancati guadagni, la cosa non cambia). A questi costi sono da aggiungere, stando a quello che giornalmente condivido con gli albergatori, i costi del personale specializzato che si  è costretti ad assumere perchè all’hotel è stata delegata tutta l’attività di gestione di disponibilità e tariffe, ma anche i costi finanziari per il ritardato incasso da parte dell’hotel dei soldi della prenotazione che vengono incassati qualche mese dopo il check-out dell’ospite, quando l’intermediario li incassa al momento stesso della prenotazione… stavo dimenticando che mi dicono che le camere non sono pre-acquistate e poi rivendute, ma solo opzionate (allotment) e, se non vendute, restituite (release) all’hotel praticamente sotto data, rendendo impossibile la vendita se non con offerte stracciate all’ultimo minuto che portano tutta la destinazione a perdere valore. Un valore che poi è molto difficile far risalire, come tutti noi ben sappiamo.

Da quale parte starà il giusto? Chissà.